Ciao! Oggi è martedì 31 luglio 2018. Oggi è l’ultimo giorno del mese di luglio.
Domani cambia mese, inizia agosto!
Ieri ho comprato un’anguria e… mi è piaciuta, l’hai capito?
Ho trovato questo bell’articolo, dedicato all’anguria. Buona lettura e, soprattutto, buone angurie a tutti! 🍉
Se io dico a qualcuno… “spargi la voce!”, io chiedo a quella persona di diffondere, pubblicizzare, un fatto, una notizia, un’informazione.
Al plurale: “spargete la voce”.
Al negativo :”non spargere/non spargete la voce”. In questo caso, chiedo di mantenere la riservatezza su una determinata notizia.
Al passato prossimo: “ho sparso la voce”.
In questo video presento la sottile, ma significativa, differenza fra “me ne vado” e “vado (via)”.
“Me ne vado” (coniugato nelle diverse persone e nei diversi tempi verbali) dà una forza emotiva particolare all’azione e si usa nella maniera più opportuna quando da decisione di allontanarsi da un determinato luogo avviene a seguito di un disagio, di un’arrabbiatura, di una delusione.
Questa differenza è ancora più evidente nell’imperativo: VATTENE è carico di aggressività e suona quasi come un insulto.
La curiosità, per i bambini, è sintomo di vivacità, intelligenza. È una cosa positiva.
Per gli adulti, invece, essere curiosi può essere giudicato positivamente (quando si vuole conoscere sempre di più su una lingua straniera, ad esempio) o negativamente, quando invece si invade la sfera privata degli altri.
In quest’ultimo caso, possiamo dire un curioso non si fa i fatti suoi. Al contrario, si fa i fatti (o “gli affarI”) degli altri e a questa persona possiamo dire: “Fatti i fatti tuoi!” oppure “Fatti gli affari tuoi!”.
Come dico sempre, nelle mie lezioni il ruolo degli studenti è fondamentale! Lo è sempre stato, lo è anche adesso, nella classe mondiale YouTube di Un Italiano Vero.
Grazie a loro, posso chiarire specificare meglio la coniugazione del verbo “disfare”, che originariamente seguiva identica quella del verbo “fare”, ma che poi ha assunto delle forme autonome.
Alla prima persona presente del modo indicativo presente, ad esempio, io non direi mai “io disfaccio”, ma “io disfo”.
La regola generale dice che i tempi composti di “fare” (esempi: artefare, assuefare, confare, contraffare, disfare, liquefare rarefare rifare, soddisfare, sopraffare, strafare, stupefare, tumefare. ) seguono la coniugazione del verbo originario. Per quanto riguarda il verbo disfare, qua e là delle varianti hanno preso il sopravvento.
“NON C’È DI CHE!” è un’espressione che si usa come alternativa di “PREGO!”, in risposta a GRAZIE!
Tu usi l’espressione “non c’è di che?”
Io non tanto.
Uso molto di più, “prego”, “di niente”, o “figurati!”